Letzte Aktualisierung am 26/04/2018.
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Letzter Eintrag am 26/04/2018
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Bar Fabbrizio
Bar Fabbrizio
Sulla piazza di Arpino
Translator: Giovanni Nadiani 2000
published in: La verità sui bevitori di whiskey
Sulla piazza di Arpino
Translator: Giovanni Nadiani 2000
published in: La verità sui bevitori di whiskey
Original title: Bar Fabbrizio - Matthias Politycki
17/06/2005
published in:
- Die Sekunden danach
17/06/2005
published in:
- Die Sekunden danach
- am 6.5.2006 in Arpino enthüllt ("Il libro di pietra"/Das Buch aus Stein)
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Ehi, cameriere,
questa qui non è una poesia
questa qui è un’ordinazione!
Ci sono già troppi versi
che bramano caffè forte,
mura color terra d’ombra con sopra il rosso di gerani,
questa luce delle cinque e cinque fino a notte,
come contorno le bandiere stracche del municipio,
dai monti scende un vento, caldo e bianco,
un intuito. Un tono. Un aroma. L’antico fasto.
E inoltre, sta’ a sentire, qui la bocca
non l’ho aperta solo per lo stupore,
qui ho riso a crepapelle
all’ombra dei vecchi uomini-coppola
con quel tizio pazzo in giacca gialla,
col farfallino giallo, le scarpe gialle...
per giorni interi non ci calmavamo
ridevamo tanto forte
da spaventar la morte.
E intanto, cameriere, su dai,
per altri cent’anni sentirai
l’eco delle nostre risa, ti capitasse mai
alle cinque e cinque di appoggiar l’orecchio a queste mura,
ma non ora! Perché questa (te l’ho poi detto) comunque sia
è un’ordinazione, non una poesia.
questa qui non è una poesia
questa qui è un’ordinazione!
Ci sono già troppi versi
che bramano caffè forte,
mura color terra d’ombra con sopra il rosso di gerani,
questa luce delle cinque e cinque fino a notte,
come contorno le bandiere stracche del municipio,
dai monti scende un vento, caldo e bianco,
un intuito. Un tono. Un aroma. L’antico fasto.
E inoltre, sta’ a sentire, qui la bocca
non l’ho aperta solo per lo stupore,
qui ho riso a crepapelle
all’ombra dei vecchi uomini-coppola
con quel tizio pazzo in giacca gialla,
col farfallino giallo, le scarpe gialle...
per giorni interi non ci calmavamo
ridevamo tanto forte
da spaventar la morte.
E intanto, cameriere, su dai,
per altri cent’anni sentirai
l’eco delle nostre risa, ti capitasse mai
alle cinque e cinque di appoggiar l’orecchio a queste mura,
ma non ora! Perché questa (te l’ho poi detto) comunque sia
è un’ordinazione, non una poesia.